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Giustino Fortunato, grande meridionalista, storico, uomo politico, ed educatore, rivelatore dell’aspro problema del Mezzogiorno.

Giustino Fortunato fu uno degli uomini dall’ingegno più alto, dalla cultura più vasta e dall’anima più pura e più nobile che abbia avuto l’Italia dopo l’Unità. Egli s’impose all’ammirazione di tutta la Nazione e godette l’altissima stima persino di Benedetto Croce, di Giovanni Gentile e di Francesco Torraca.

Giustino-Fortunato

Giustino Fortunato nacque a Rionero in Vulture, il 4 Settembre 1848. La sua famiglia si era trasferita due secoli prima, da Sieti (un antico e ameno borgo della Valle del Picentino) in Basilicata ed era una ricca e laboriosa famiglia di agricoltori che aveva radicati sentimenti borbonici. L’albero genealogico di questa famiglia ebbe origine dall’unione di Marcello e Carlotta Spina nell’anno 1300.

L’ascesa politica di Giustino Fortunato

Un altro ramo genealogico ebbe origine dall’unione di Antonio, nato nel 1590 con Giovanna De Robertis. Sembra che l’origine di questo ceppo possa risalire addirittura al 1099 e che il capostipite sia stato un guerriero di ritorno dalle Crociate, di origine veneta e di nome Fortunato. In paese quasi tutti asserivano, per notizie tramandate da generazioni in generazioni, che il famoso Giustino Fortunato, storico, prima Deputato e poi Senatore, aveva vincoli di parentela più stretti col primo che con il secondo ramo. Infatti conservavano lettere autografe e inoltre, nel descrivere i monti Picentini, Giustino accennava con molta nostalgia a una “erma villa di Sieti, a me sì cara per memorie di famiglia”. Un prozio-che si chiamava anch’esso Giustino Fortunato, fu Consigliere della Gran Corte dei Conti al tempo di Gioacchino Murat e poi Presidente del Ministero della reazione, dal 7 Agosto 1848 al 19 Gennaio del 1852, sotto il Regno di Ferdinando II.

Gli studi di Giustino Fortunato

Giustino Fortunato fece i suoi studi a Napoli, prima nel collegio dei Gesuiti, poi in quello degli Scolopi, a San Carlo alle Mortelle. Conseguita la licenza liceale si iscrisse alla Facoltà di legge, seguendo contemporaneamente i corsi di letteratura italiana di Luigi Settembrini, il quale gli volle un gran bene. Basti dire che l’ultima lettera, scritta da Settembrini poco prima di morire, fu diretta a questo suo diletto discepolo. Presa la laurea in Giurisprudenza, Giustino Fortunato, pur potendo vivere largamente di rendita, preferì continuare studiare. Mise da parte però i libri giuridici e, dopo aver frequentato per un po’ di tempo gli studi dei famosi pittori Morelli e Palazzi, s’ingolfò nella lettura di opere di carattere soprattutto letterario e storico. Dal 1872 al 1876, Fortunato fu abbastanza assiduo alle lezioni di Francesco De Sanctis e conobbe, in quella scuola, Antonio Calandra, Giorgio Arcoleo, Alberto Marghieri e Francesco Torraca. Lesse allora, con grande passione, scrittori e poeti antichi e moderni. Gli autori maggiormente preferiti furono tre: Orazio, Dante e Manzoni.Quando egli leggeva la Divina Commedia si trasfigurava ed aveva l’abilità di farla gustare, in modo impressionante, anche agli amici che lo ascoltavano. Ancora più accentuata fu la sua ammirazione per il Manzoni. Non passava giorno, in cui egli non rileggesse qualche brano dei Promessi Sposi.

tratto da lucaniasalerno.it

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