AUTOEFFICACIA E PERFORMANCE SPORTIVA

L’autoefficacia, concetto introdotto dallo psicologo canadese Albert Bandura, è un meccanismo psicologico complesso che riguarda la convinzione di un individuo circa le sue capacità di padroneggiare e controllare le situazioni che accadono nella sua vita. La capacità di organizzare ed eseguire azioni, anche in ambito sportivo, che consentano di ottenere prestazioni di successo non si basa quindi esclusivamente sulle competenze possedute, ma su ciò che l’individuo ritiene di poter ottenere con tali competenze. L’autoefficacia pertanto può essere vista come la fiducia in se stessi specifica per ogni situazione, che influenza i diversi tipi di attività che gli individui scelgono di affrontare, l’impegno che ci mettono e il grado di persistenza che dimostrano nelle situazioni di fallimento.

Secondo Bandura, le aspettative di efficacia personale si basano su quattro fonti principali di informazione.

1) I risultati delle prestazioni sono la fonte più influente per l’autoefficacia, con forti aspettative di autoefficacia sviluppate attraverso continue prestazioni di successo. La maggiore autoefficacia derivante dai risultati ottenuti in precedenza determina uno sforzo sostenuto e la persistenza, che è la chiave per superare gli insuccessi occasionali, migliorando in ultima analisi le prestazioni.

2) Le esperienze vicarie comportano l’osservazione diretta della propria prestazione o di quella di un’altra persona, che aumenta le aspettative di efficacia proprio quando si osservano prestazioni di successo. L’autoefficacia può determinare le prestazioni nello sport e nell’esercizio fisico attraverso l’osservazione degli altri, in quanto gli individui persistono nei loro sforzi fino a quando il risultato della prestazione non corrisponde agli standard auto-creati alla luce delle esperienze vicarie. Studi scientifici hanno dimostrato come le esperienze vicarie in termini di modellamento possano aumentare l’autoefficacia degli individui e portare a prestazioni migliori.

3) La persuasione verbale è usata frequentemente per facilitare gli individui a credere di poter affrontare con successo ciò che in passato li aveva sopraffatti. Gli individui che sono socialmente persuasi da allenatori, genitori e coetanei a credere di avere le capacità per raggiungere i propri obiettivi hanno maggiori probabilità di mettere in atto maggiore impegno e persistenza, migliorando le proprie prestazioni.

4) Infine, vi sono gli stati fisiologici. Ossia, il semplice fatto di riconoscere che l’eccitazione fisiologica è informativa e motivante determina i livelli di induzione motivazionale come lo sforzo e la persistenza verso l’azione.

La teoria dell’autoefficacia suggerisce pertanto che le convinzioni di autoefficacia predicono i comportamenti, i modelli di pensiero e la motivazione.  Gli individui con un’elevata autoefficacia parteciperanno prontamente e con maggiore frequenza, si impegneranno di più e persisteranno più a lungo, migliorando le prestazioni nello sport e nell’esercizio fisico. Negli anni sono state condotte diverse ricerche scientifiche finalizzate proprio a esaminare la relazione esistente tra l’autoefficacia, la motivazione e la prestazione sportiva. Maggiore è l’autoefficacia, maggiore saranno la persistenza e l’impegno, misurati attraverso le prestazioni motorie e la resistenza muscolare. Per esempio, le prime ricerche in questo ambito hanno esplorato l’autoefficacia come determinante della prestazione nei maratoneti, mostrando come il tempo di arrivo alla maratona fosse strettamente correlato all’autoefficacia. Un’elevata autoefficacia può portare quindi a maggiori risultati nella maratona.

Altri studi hanno concordato nel riscontrare che le convinzioni di autoefficacia sono strettamente correlate con la prestazione effettiva. Per esempio, nel campo della corsa, coloro che avevano un’autoefficacia più elevata correvano più velocemente in pista. Ciò suggerisce che per un atleta essere forte e in fisicamente in salute non è una condizione sufficiente per dare il massimo delle proprie capacità. La teoria dell’autoefficacia prevede infatti che gli atleti traggano beneficio dall’essere fiduciosi nelle proprie capacità di portare a termine le compiti richiesti, oltre a essere fisicamente in forma e in salute. Per esempio, è possibile che due sollevatori di pesi di uguale forza fisica non abbiano le stesse prestazioni se hanno convinzioni diverse sulla loro capacità di sollevare il peso (autoefficacia del sollevamento pesi).

In conclusione, tali considerazioni possono avere importanti ricadute pratiche. In particolare, oltre alle condizioni fisiche e tecniche dei giocatori, gli allenatori sportivi dovrebbero prestare particolare attenzione alle caratteristiche psicologiche e personali degli atleti, in particolare per ciò che concerne la loro autoefficacia. Allo stesso modo, gli atleti dovrebbero adattare i loro obiettivi e piani di allenamento –in accordo con gli allenatori – in base alla loro autoefficacia per raggiungere il massimo livello di prestazione atletica nel più breve tempo possibile.

Diventa uno studente
Unifortunato!

Social

Valutiamo i tuoi crediti formativi e costruiamo insieme il  tuo piano di studi personalizzato

Diventa uno studente
Unifortunato!

Social

Valutiamo i tuoi crediti formativi e costruiamo insieme il  tuo piano di studi personalizzato

PHP Code Snippets Powered By : XYZScripts.com